come tutto è cominciato

Tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana…mmmm…no questa è un’altra storia!!!
In realtà erano i primi anni ‘80 e c’era un bambino che adorava le caramelle e purtroppo si dimenticava spesso di spazzolare i denti.

Fu così che fui portato per la prima volta dal dentista…e non fu per nulla piacevole: appena entrai fui investito da un odore sgradevole e pungente che riempiva la stanza.

A posteriori scoprii che si trattava di un mix di eugenolo e creosoto: due liquidi usati per medicare i denti durante le devitalizzazioni!
In studio questi prodotti sono pressoché banditi! Quando per caso vengo a contatto con uno di questi liquidi, magari durante una collaborazione da un collega, puntualmente mia moglie mi dice: ”puzzi di dentista!!!” …e come darle torto!

La seconda cosa che mi rimase impressa fu la sala d’attesa!
Sedie in pelle nera, scricchiolanti e scomode come il pouf di Fracchia. Quadri alle pareti con immagini scure e un po’ inquietanti. Arredamento con mobili neri e bordeaux. Ma la cosa peggiore in assoluto era un busto in bronzo di una bambina sorridente appoggiato sulla reception che aveva uno sguardo a dir poco satanico!!! Insomma… le premesse non erano delle migliori.

come tutto è cominciato

Entrato nella zona operativa dopo una breve attesa arrivò il dentista, dopo uno scambio di saluti con mia madre si mise la mascherina e puntandomi la luce negli occhi mi disse di aprire la bocca: quel che accadde dopo fu, nei miei ricordi di bambino, una vera tortura!!!

Mi lacrimavano gli occhi per la luce, la “puzza di dentista” era stata sostituita dalla puzza di bruciato proveniente dal dente fresato a secco e ovviamente sentii un male feroce!

Il mio rapporto con la poltrona odontoiatrica è rimasto conflittuale finché non incontrai un dentista illuminato che si impegnava per spiegami cosa stesse facendo, tranquillizzandomi su quanto stesse accadendo e che soprattutto che non lesinava con l’anestesia!

Uscito dallo studio del mio nuovo dentista, con il labbro un po’ addormentato, ma sostanzialmente in ottimo stato iniziò ad insinuarsi in me l’idea che non fosse necessario sentire dolore per farsi curare i denti.

Qualche anno dopo, oramai studente universitario, andai in Inghilterra, a fare tirocinio per qualche mese in un grosso ospedale in un sobborgo di Birmingham: mi si aprì un mondo!!! La maggior parte del tempo la passai in pronto soccorso vedendo pazienti di ogni tipo: c’era Malcom, il clochard che si intossicava con la tachipirina per potersi fare qualche giorno al caldo in ospedale, la signora Juliet di 70 anni che si era spaccata la rotula salendo sul bus e che aveva deciso di venire in ospedale a piedi, il muratore Jim che si era fatto un taglio sul braccio lungo 20 centimetri montando una finestra, che poi gli era caduta addosso, e che era arrivato con una fasciatura fatta con lo Scottex, non potete immaginare la fatica che ho fatto per rimuovere tutta la carta assorbente, oppure il signor Henry che nonostante avesse la sua dentiera bloccata in gola, non chiedetemi come abbia fatto, si ostinava a fare conversazione.

Tutti i pazienti affluivano con estrema calma e serenità a prescindere dalla gravità della loro situazione, sapevano infatti che, dopo una rapida prima visita di inquadramento, la prima cosa di cui ci si occupa in un ospedale britannico è alleviare le sofferenze del paziente.

Ad alcuni venivano dati antidolorifici per bloccare il dolore dato dalle coliche notturne, ad altri una semplice borsa del ghiaccio per una caviglia slogata, a qualcuno una tazza di tea… non avete idea del potere consolatorio di una tazza calda e fumante di earl grey per un inglese!

Questo approccio mi piaceva tantissimo!!! Regola numero uno: eliminare ansia e dolore, poi curare tutto il resto!!!

Questa idea divenne ancora più forte dopo qualche anno dalla laurea: ero in ospedale quando conobbi il signor Giovanni, brianzolo DOC, appena tornato da una “vacanza” in Nepal durata quarant’anni durante i quali aveva abbracciato la filosofia buddista e spinto le capacità di meditazione oltre limiti che non avevo mai visto. Durante le nostre sedute non ho mai usato neanche una goccia di anestesia… neppure in occasione dell’avulsione del dente molare che ho dovuto estrargli!!! Ovviamente se non l’avessi visto con i miei occhi non ci avrei creduto!!!

Nel corso degli anni la filosofia di studio divenne sempre più esplicita: curare la mente del paziente facendo scomparire ansia, paura e dolore e solo allora curare il resto.

Divenne automatico riversare nella nostra realtà quello che avevo assorbito negli anni: coccolare il paziente sin dal primo momento e accoglierlo in un ambiente tranquillo, sorridente e distensivo.

Un tempo sulla parete della sala d’attesa campeggiava il ritratto del “pagliaccio triste” ora è stato sostituito da foto naturalistiche di una cara amica.

In poltrona i brevi saluti seguiti dal:” bene ora apra!!!” sono stati sostituiti da:” …mi racconti cosa le dà fastidio o cosa le fa paura”.

Per questo motivo ci siamo dotati di una serie di dispositivi che ci permettono di ridurre al minimo la componente “dolore, ansia”, perché è vero che molto fa l’approccio medico-paziente, ma poi la componente fisiologica del dolore c’è e va gestita.

Di default prima di fare anche la più semplice anestesia utilizziamo un gel anestetico per minimizzare il fastidio dell’ago dell’anestesia… anestetico prima dell’anestesia… può sembrare bizzarro… diciamo che magari questa pratica non è molto diffusa in odontoiatria, ma in molte altre branche della medicina queste strategie si mettono in atto SEMPRE (basti pensare che prima di effettuare l’epidurale viene fatta una puntuta con lidocaina).

Ci siamo dotati anche della siringa senz’ago perché la fobia anche solo della vista dell’ago è molto più diffusa di quanto si pensi.

In ultimo come ciliegina sulla torta abbiamo anche acquistato un sistema che ci permette di sedare il paziente, quando i livelli di ansia e paura non riescono proprio a scendere.

La sedazione è ottenuta grazie ad un gas: il protossido di azoto (il gas esilarante), pensate che nel Regno Unito viene usato durante il travaglio! Sarebbe possibile raggiungere questo stato anche somministrando degli ansiolitici (nominiamo il Valium perchè uno dei più conosciuti), ma con la conseguenza di rimanere “storditi” per diverse ore, non poter guidare ecc. ecc, invece con il protossido si ha una sedazione cosciente solo per il tempo necessario all’intervento, alla fine del quale ci si “sveglia” completamente.

La gestione del dolore, dell’ansia e della paura è per noi una sfida superata, e non ce lo dicono solo i nostri pazienti, ma sapete perché? Perché tutti questi sistemi li abbiamo provati in prima persona per potervi guidare passo passo e raccontarvi esattamente cosa proverete.

Questi sono solo esempi, in realtà quello che solitamente facciamo è parlare col paziente per capire come rendere le nostre sedute un’esperienza priva di stress.

Dentista Monza Lecco Per maggiori informazioni, non esitare a contattare lo Studio Dentistico Porcaro.
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